“MACROREGIONI” un bisogno alla mutazione dei tempi. PER MATERA E' UN'ESIGENZA'
- AISM Mathera
- 3 giu 2021
- Tempo di lettura: 9 min
Aggiornamento: 3 giu 2021
“Bloccare Matera vuol dire costringerla a migrare in Puglia per continuare il suo percorso di crescita sbarrato dalla Regione Basilicata e dal campanilismo Potentino”.
UNO STIVALE DIVISO IN DODICI AREE, OMOGENEE PER «STORIA, AREA TERRITORIALE, TRADIZIONI LINGUISTICHE E STRUTTURA ECONOMICA». La Regione del Levante “ospita” la Puglia e le Province di Matera e Campobasso”.
Le Regioni rischiano di rimanere schiacciate dai debiti
Nella Costituzione Italiana veniva sottolineato che il vero obiettivo delle Regioni era quello di legislazione, programmazione e controllo: cosa del tutto disattesa fin dall’inizio. Le Regioni si sono “accollate” buona parte della gestione di tanti servizi, con consorzi, consigli di amministrazione, altri apparati dispendiosi messi in campo, aggravati dalla riforma del Titolo V della Costituzione che ha spostato i centri di spesa e di decisione dal centro alle Regioni.
In Italia ci sono cinque Regioni a statuto speciale e 15 regioni a statuto ordinario; 20 Regioni che hanno raggiunto un livello di costi non più sostenibile dal bilancio nazionale. “LE REGIONI COSÌ COME SONO, NON FUNZIONANO PIÙ e rischiano di rimanere schiacciate sotto una montagna di debiti”.
MA NON E’ SOLO UNA QUESTIONE DI COSTI e di apparati di parassitismo, MA ANCHE DI SCARSA RAPPRESENTANZA DELLA COMPLESSITÀ DEI LORO TERRITORI, ovvero apparati politici e burocratici non sono più in grado di controllare virtuosamente lo scacchiere delle varie aree regionali, che si manifesta in maniera ancora più evidente nelle Piccole Regioni in cui le aree omogenee per storia, tradizioni ed economia sono catalizzate dalle aree limitrofe più sane e strutturalmente più complesse.
Il nuovo disegno dei profili regionali prevede un’Italia divisa in dodici regioni sulla base di criteri di razionalità, autonomia finanziaria e progetti di sviluppo economico. Si è tenuto conto principalmente dell’esigenza di ridurre al minimo l’area della non autosufficienza finanziaria, di potenzialità di incrementare i progetti di sviluppo tra territori omogenei dal punto di vista delle relazioni economiche esistenti e del reticolo urbano al sistema delle infrastrutture di comunicazione tra i territori.
Nella riduzione delle regioni da venti a dodici scompaiono le otto regioni di taglia inferiore al milione e mezzo di abitanti (Marche, Abruzzo, Friuli, Trentino, Umbria, Basilicata, Molise, Valle d’Aosta, in ordine decrescente di grandezza), con eccezione della Liguria, che sta al di sopra di questo livello ma presenta gravi problemi di sostenibilità economica.
Che cosa ne deriverebbe dal punto di vista della finanza pubblica
Sul versante delle entrate si sono ripresi i valori derivanti dall’applicazione dell’ipotesi di azzeramento del disavanzo primario, sommando i valori delle entrate laddove si verifica un accorpamento regionale; di conseguenza non muta il valore nazionale delle entrate nel passaggio da venti a dodici regioni.
Sul versante della spesa, non sono stati modificati gli importi relativi alle regioni che non vengono toccate dalla revisione dei confini; per contro, per le entità derivanti dall’accorpamento di due o tre regioni si è cercato di misurare l’entità dei benefici (risparmi di spesa) derivanti dall’estensione degli effetti di economie di scala. Si è quindi assegnato a tutti gli abitanti della nuova entità regionale un livello di spesa pro capite corrispondente al valore registrato dalla regione più efficiente: in tutti i casi si tratta della regione demograficamente più grande.
Ad esempio la regione nord-occidentale, costituita da Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria, sarà caratterizzata da un livello medio di spesa pro capite pari al valore registrato dal Piemonte; ciò probabilmente non significa che gli abitanti di Valle d’Aosta e Liguria riceveranno servizi di standard più basso rispetto al recente passato, bensì che i costi di produzione di tale pacchetto dovrebbero allinearsi al livello piemontese per l’attivazione degli effetti di scala previsti.
I risparmi di spesa così ottenuti corrispondono a circa 12 miliardi, ossia una crescita del tasso di copertura a livello nazionale di circa 7 punti.
Marche-Abruzzi-Molise sfiorano l’autonomia finanziaria mentre Matera trae grande beneficio dall’accorpamento con la Puglia.. Resta il problema molto grave di una regione piccola ed economicamente isolata come la Calabria, per la quale occorre certamente un futuro approfondimento. Si noti che il quadro delineato dall’accorpamento in dodici regioni qui presentato non comporta un inasprimento della pressione fiscale né, come abbiamo già segnalato, nuove dilatazioni della spesa pubblica.
Il caso della Basilicata
Per quanto attiene la Basilicata, sarà accorpata Potenza alla Calabria e Matera alla Puglia, con possibili altri ritagli Regionali che farebbe prendere in considerazione anche alcuni scorpori provinciali con la finalità di adeguarsi a forme di gravitazione ormai consolidate dei territori dell’alta Murgia Barese ed Vulture Melfese che potrebbero essere annessi alla Provincia di Matera.
Il caso della Basilicata è un esempio molto evidente di disomogeneità di territorio da ogni punto di vista tra le due Province che è perdurato fino a quando è stato imposto un equilibrio nella distribuzione dei poteri, che adesso è stato totalmente disatteso dopo la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 in cui nella Regioni Basilicata è emersa una evidente disomogeneità di distribuzione dei poteri tra i due capoluoghi. La Basilicata tra grande vantaggio dall’accorpamento con la Puglia e la Calabria in termini di maggiori servizi ricevuti a parità del tetto di spesa.
Pertanto grandi vantaggi per la Basilicata e Matera che entrerebbero in un circuito di benefit per tutti i cittadini, con adeguamento dello stato sociale riportato a quello delle Regioni che li accoglieranno. Un grande vantaggio che bisogna attualizzare nel più breve tempo possibile per evitare la debacle ed il fallimento totale di una Regione che non riesce a sostenere la posizione debitoria in cui verte, con il grande rischio di abbassare ulteriormente il tenore di vita dei cittadini Lucani e di generare uno spopolamento ancora più grave del territorio Lucano che tra 10 anni conterà circa 90 mila abitanti in meno.
MACROREGIONI: Vantaggi per Matera e Provincia
Per quanto la Città di Matera e della sua Provincia l’accorpamento alla Puglia porterà grandi benefici in termini di numero di servizi e qualità degli stessi;
1. Sanità
Per la Sanità Materana si potrebbe ricreare quanto è già capitato nei tempi in cui la Sanità era di competenza Ministeriale e non Regionale com’è attualmente, era l’era in cui si lasciava libero spazio allo sviluppo territoriale senza limitazioni di confine Regionali. A Matera erano in carico grandi luminari della medicina che svolgevano lo smisurato compito di decongestionare il grande Policlinico di Bari. A tale proposito sarebbe infinita le lista dei medici che sono stati messi in condizione di allontanarsi dall’ospedale di Matera per depotenziare e favorire le risorse da dedicare al San Carlo di Potenza, di cui ci asteniamo e rimandiamo articoli già scritti:
2. Strade Ferrovie e Collegamenti
Anche in ragione di un nuovo scorporo delle provincie per attinenza territoriale dell’area Murgiama (Gravina, Altamura, Santeramo, Laterza, Ginosa ecc) al Materano, i collegamenti Ferroviari con il Capoluoghi Pugliesi di Bari e Taranto attraverso l’autostrada Matera-Gioia del Colle, oltre alla Strada Statale SS7 da Matera a Ferrandina che diverrebbero strade di collegamento strategico per lo sviluppo dell’Area ZES del Materano come parte dell’interporto di Taranto. Oltre ad i collegamenti con i comuni confinanti con quelli del materano, come la Motescaglioso-Ginosa, Irsina Gravina ed i collegamenti di Matera con Santeramo, Laterza (per Taranto), Ginosa ecc.
3. Sviluppo dell’Area ZES del Materano
L’Area ZES del Materano, comprende oltre 6.000 km2 di superficie tra Jesce, area industriale della Martella e dell’area della Val Basento. Inoltre si darebbe immediato impulso all’importantissimo nodo intermodale (Gomma-Ferro) di Ferrandina scalo e dell’aero-superficie della Pista Mattei.
La Puglia, dotata di risorse economiche molto più consistenti rispetto alla Basilicata, andrebbe ad incrementare e sviluppare la quarta area interportuale Italiana, dopo Genova, Venezia e Gioia Tauro, rappresentata dal Porto di Taranto chiusa tra le città di Bari-Matera-Taranto, che vede il Materano al centro dello sviluppo economico di quest’area.
4. Turismo
Dal punto di vista turistico, abbiamo già avuto modo di verificare il grande interesse dell’aeroporto di Bari nei confronti dello sviluppo turistico di Matera, nonostante appartengano a Regioni diverse, c’è sempre stata un sinergia attrattiva reciproca che crescerebbe ulteriormente con il passaggio di Matera in Puglia, (si è già parlato di cambiare il nome dell’Aeroporto in “Aeroporto di Bari-Matera”). Inoltre si andrebbero a potenziare le grandi aree turistiche del Metapontino che includono Taranto, Metaponto e Policoro che andrebbero valorizzate e potenziate per incrementare l’accoglienza turistica a partire dall’importanza magistrale di interesse Storico-Culturale di una vasta area come la Magna Grecia. Si andrebbero a rafforzare inoltre delle sinergie tra il Salento e le aree del Materano e della Magna Grecia con una programmazione unica e solidale con uno sviluppo sinergico.
5. Università
Ai tempi in cui l’UNIBAS (Universita della Basilicata) non era ancora stata costituita, Matera aveva già intrapreso una attività universitaria utile a decongestionare il Politecnico di Bari accogliendo alcune Facoltà, emulando i distaccamenti esistenti in tutti i Capoluoghi Pugliesi di Foggia, Brindisi, Taranto e Lecce che ospitano i distaccamenti del grande Politecnico Barese. Un ingresso in Puglia di Matera e Provincia, farebbe acquisire a Matera nuove e numerose facoltà di un Politecnico dell’importanza e tradizione consolidate.
Lo stato dei fatti per l'Italia, la Basilicata e Matera
L’attuale sistema Regionale ha fallito soprattutto in termini di costi e ricavi in ogni singola Regione, ad eccezione della Lombardia. Pertanto il sistema Regionale deve essere cambiato ed aggiornato ai tempi nel più breve tempo possibile per consentire a ciascun territorio di accrescere le proprie potenzialità in un abito più consono alle peculiarità territoriali da sviluppare nell’area geografica più congeniale alle caratteristiche specifiche di legami già consolidati, che non devono rappresentare un vincolo di appartenenza territoriale Regionale, ma di consolidato sviluppo esistente.
Inoltre non è trascurabile la situazione in cui vorrebbero trascinare Matera che sta perdendo l’equilibrio istituzione di cui era dotata fino alla variazione del Titolo V della Costituzione del 2001 che ha dato maggiori poteri al Governo Regionale. In Basilicata si è verificato un fenomeno molto particolare che è funzionale allo spopolamento del Potentino, e quindi legato ad una sopravvivenza di un territorio che ha vissuto di sprechi ed assistenzialismo, che corre il rischio di portare Matera e la sua Provincia in una situazione simile di deficit finanziario. In Basilicata la Regione ha fatto convergere i poteri in una unica istituzione Regionale accentrando tutto a Potenza senza avere un minimo di capacità distributiva dei poteri. Un breve elenco delle istituzioni in cui Matera Godeva della sua piena autonomia finanziaria e gestionale, che gli è stata sottratta per accorpamento in una unica entità Regionale:
1. Consorzio Industriale
2. Camera di Commercio
3. Azienda di promozione Turistica (APT)
4. Consorzio di Bonifica
5. Genio Civile
Matera, inoltre sta vivendo un momento di grande emarginazione perché per volontà del Governo Regionale, la situazione degli accorpamenti continua su tutti i fronti e corre il rischio della ennesima sottrazione di servizi ancora più importanti, come la:
1. Sanità
Basti pensare al depotenziamento dell’Ospedale di Matera Madonna delle Grazie ed il tentativo di chiudere quelli di Tinchi, Tricarico e del Don Gnocchi senza dare alcuna speranza di sviluppo ad un ospedale come quello di Policoro, mentre in simultanea, si vanno ad implementare tutti gli ospedali che sono ormai parte integrante del San Carlo (Chiaromonte, Val D’Agri, Melfi ecc.). In buona sostanza tolgono a Matera ed al resto della Provincia, per donare servizi e fondi agli ospedali che sono divenuti parte integrante del San Carlo. Una manovra che inizialmente sembra premiare i piccoli ospedali inglobati al San Carlo, ma in realtà, ed il tempo ci darà ragione, è orientata alla scomparsa degli stessi, per mancanza di utenza reale. In realtà al San Carlo interessava solo acquisire le ospedalizzazioni di tali ospedali inglobati, senza un altro scopo specifico di sviluppo degli stessi.
2. Trasporti
Alla Sanità si sommano l’incapacità di far partire i cantiere delle strade che si richiedono per lo sviluppo economico ed industriale del territorio
- SS7 - Trasformazione della Strada Statale Matera Ferrandina con 4 corsie;
- Murgia-Pollino dalla A14 all A2;
- Ferrovia Matera Ferrandina; ecc.
3. Sviluppo Industriale
Di vitale importanza per lo sviluppo industriale della città di Matera che si colloca come capoluogo dello sviluppo del 5G, delle alte tecnologie e dello Spazio, in ambito del territorio Nazionale, è l’avvilente movenza del Governo Regionale Lucano di accorpare i consorzi industriali di Matera e Potenza in un unico consorzio industriale Regionale. Questo gli consentirà di gestire con maggiore agio la distribuzione delle aziende sul territorio, con il grande rischio, che sembra essere ampiamente confermato, per Matera di vedersi sottrarre aziende e quindi posti di lavoro per spostamenti delle stesse al di fuori dell’interporto di Taranto e quindi delle aree ZES del Materano per sopperire al gravissimo spopolamento che grava su Potenza e la sua Provincia.
4. Turismo
L’area della Magna Grecia, sono fortemente osteggiate dalle diverse organizzazioni territoriali del Turismo gestito da Regioni diverse che andrebbero unificate con una unica programmazione mirata allo sviluppo integrale dell’area. A questo proposito è inevitabile fare un severo appunto alla Regione Basilicata ed alla sua organizzazione Turistica, che ad oggi non è stata ancora in grado di valorizzare una area dal grande interesse turistico come gli scavi di Metaponto e di Policoro ed i rispettivi Musei Nazionali, che hanno un’inestimabile interesse e valore storico e culturale.
5. Università
UNIBAS è l’acronimo di Università della Basilicata, nata per soddisfare equamente le esigenze di entrambi i Capoluoghi di Matera e Potenza e per evolversi insieme ed all’interno del territorio; ma la realtà è solo un accentramento di 5 Dipartimenti a Potenza con 25 Facoltà ed un solo Dipartimento a Matera con 5 Facoltà. Un divario abissale che Matera non ha mai accettato per l’origine stessa dello statuto che avrebbe dovuto guidare lo sviluppo di tutti i Dipartimenti e delle Facoltà sul territorio tra Matera e Potenza, in base alle attitudini territoriali, senza trascurare le aree interne e della Costa Jonica. L’UNIBAS, per mezzo del Governo Regionale, anche dal punto di vista dello sviluppo delle Facoltà universitarie, ha concentrato i suoi interessi solo ed esclusivamente su Potenza escludendo tutto il resto del territorio e pregiudicando la sopravvivenza delle facoltà stesse, che vertono continuamente sull’orlo del fallimento per mancanza di iscritti. L’UNIBAS non ha mai approfittato della internazionalizzazione della città di Matera per acquisire ed ingaggiare nuove iscrizioni. Non lo ha mai fatto, se non in casi estremi, mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle Facoltà prima e delll’UNIBAS, per puro e zotico campanilismo.
Bloccare Matera vuol dire obbligarla a migrare in Puglia

Bloccare Matera, che ha sempre dato prova a se stessa ed al mondo intero di capacità di RESILIENZA e di ADATTAMENTO ALLE DIFFICOLTA’ da oltre 9000 anni, per favorire un territorio in grande declino come il Potentino, che ha saputo produrre solo indebitamento per tutto il territorio Regionale, al fine di salvaguardarlo dallo spopolamento, mi sembra un modo di operare della Regione Basilicata che metterà nelle condizioni Matera e la sua Provincia di fare una scelta di cambiamento radicale, come il cambio di Regione, per sopperire al superamento delle grosse difficoltà che la Regione Basilicata non è in grado di mettere a disposizione del territorio Materano in continua crescita e sviluppo.
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