LA CITTA’ REGIONE, BLOCCA LO SVILUPPO
- AISM Mathera
- 18 gen 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 22 gen 2022
Mentre Potenza consolida il suo potere amministrativo nel tentativo di proteggere la città dallo spopolamento e dal declino economico, il resto del territorio è sempre più diviso, amareggiato e soprattutto spopolato.
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Continuando su questa falsa riga, la Regione Basilicata è destinata a dissolversi per spopolamento delle aree interne, che porterà ad o un accorpamento dei territori a Regioni più grandi. Per salvare questa Regione, bisogna uscire dal concetto di Potenza città Regione ed investire su una distribuzione federale dei territorio per un’equa distribuzione dei fondi.
LA BASILICATA, REGIONE DAI CONFINI CONVENZIONALI, GEOGRAFICAMENTE DISUNITA. La Regione Basilicata, nel suo insieme è una Regione amministrativa dai confini convenzionali, mai dettati da esigenze geografiche. La Basilicata, una terra di confine tra Calabria, Campania e Puglia, nata inglobando territori di Regioni limitrofe più grandi, ha sempre svolto un ruolo di rafforzare i territori di confine che appartenevano alle regioni confinanti, senza mai riuscire ad avere una sua identità di cerniera di sviluppo, come attrattore di economia ed investimenti.
A causa della sua infelice geomorfologia del territorio, la Basilicata è sempre rimasta isolata rispetto alle grandi vie di comunicazione e dalla carenza di trasporti pubblici adeguati. L’area del Pollino e del Potentino ad Ovest, sono sempre stati zone di rinforzo delle aree di confine della Calabria e della Campania, mentre ad Est, Matera, il Melfese ed il Metapontino sono sempre sati contrafforti delle terre di Bari, Foggia e Taranto rispettivamente.
Mentre Potenza consolida il suo potere amministrativo nel tentativo di proteggere la città dallo spopolamento e dal declino economico, il resto del territorio è sempre più diviso, amareggiato e soprattutto spopolato.
L’IDEA STAMBALATA DI POTENZA CITTA’ REGIONE NON UNISCE. L’idea di accentramento dei poteri amministrativi nel capoluogo, non è mai conciso con l’unità geografica, ma esclusivamente con un incremento del malcontento, oltre ad uno spreco inutile di risorse verso condizioni debitorie degli enti pubblici, giustificati dall’idea strambalata di Potenza città Regione che avrebbe salvato la Basilicata dal declino. Tutto questo, figlia di una antica politica della Democrazia Cristiana degli ultimi 50 anni, dettata dal famigerato Emilio Colombo, che ha condotto al risultato di avere un capoluogo drogato e sostanzialmente dipendente dai fondi Regionali, incapace di sviluppare economie diverse da quelle imposte da una politica che mantiene la propria clientela attraverso un uso clientelare dei soldi pubblici, anzi è la stessa politica che viene incoraggiata nel mantenere la situazione invariata, per conservare un certo grado di malcontento ed asservimento politico, costretti ad accontentare pochi a scapito di tutti. A queste condizioni, aumenta lo scontento e lo spopolamento di Potenza e delle aree interne e la Regione galoppa verso lo spopolamento.
POTENZA TEME DI PERDERE LA SUPREMAZIA POLITICA. Il timore di Potenza di perdere la supremazia politica, condiziona le possibilità di crescita delle aree economicamente più forti della Regione, favorendo il crescente calo demografico che ha colpito soprattutto le aree interne, storicamente penalizzate dalla morfologia e posizione geografica del territorio, rimaste isolate dalle vie di comunicazione principali e dalla carenza dei servizi pubblici, ritenuti oltretutto inutili, alla luce del calo demografico ed economico crescente. Un fenomeno a catena inarrestabile, che incoraggia ancora più di prima la città di Potenza, spinta dallo spirito di sopravvivenza, a consolidare la sua posizione amministrativa egocentrica, per consolidare i suoi poteri sul resto del territorio, marginando sempre di più i le aree interne. Un fenomeno basato sul clientelismo che bisogna arrestare per consentire a Potenza di sviluppare un’economia in grado di sorreggere una città drogata e dipendente dai fondi Regionali, che sottrae risorse agli investimenti per lo sviluppo economico del resto della Regione, perché costantemente focalizzata sul mantenimento dello stato di fatto nell’interesse unico di conservazione il potere politico acquisito.
LA BASILICATA UNA REGIONE AL LIMITE DELL’INDEBITAMENTO. Una politica esclusivamente orientata al mantenimento del potere, che utilizza i fondi Regionali disponibili per sostenere il potere politico stesso attraverso le forme clientelari più insolenti, è confermato dallo stato di indebitamento della Regione e degli Enti strumentali alla Regione stessa. Per citarne alcuni,
- non è la prima volta che la Regione riceve dal Governo la bocciatura dei bilanci per eccesso di debiti.
- La Corte dei Conti blocca le assunzioni Regionali fino al 2025 per eccesso di debiti.
- Il Consorzio Industriale di Potenza fa registrare circa € 80 milioni di debiti; prima del fallimento dello stesso Ente, viene sottratto dal debito con i creditori creando l’API-BAS Spa con € 5 milioni stanziati dalla Regione, per consentire al Consorzio Industriale di Potenza di continuare il suo ruolo. L’ennesima sottrazione di fondi Regionali per la sopravvivenza di un Ente Strumentale mal gestito dal tipico sistema Lucano di gestire gli enti e le risorse pubbliche.
- L’indebitamento della Regione Basilicata con il Consorzio del Trasporto Pubblico Regionale, pari ad oltre € 50 milioni.
- Il Consorzio di Bonifica con oltre 6 miliardi di debito.
- Il Comune di Potenza, il cui debito strutturale è pari a circa € 80 milioni, corre il rischio di un nuovo commissariamento, dopo due anni dall’ultimo commissariamento durato 10 anni, nonostante abbia già ricevuto un consistente aiuto dalla Regione Basilicata, che ammonta a circa € 70 milioni.
- La più grande azienda Regionale, l’Acquedotto Lucano, continua ad aggravare il suo stato di indebitamento e di deperimento degli impianti che continuano inesorabilmente nella perdita di acqua dalle tubazioni senza manutenzione, che sarà la causa del malcontento sull’aumento dell’acqua industriale e potabile.
- Il vano ed ennesimo tentativo di accentramento dei poteri in ambito sanitario con l’istituzione di un’Azienda Ospedaliera Regionale al San Carlo di Potenza, senza alcun riscontro sul territorio di centralità geografica e territoriale che produce oltre € 2 milioni di debito al mese.
UTILIZZO IMPROPRIO DELLE ROYALTIES DEL PETROLIO. Ad aggravare l’utilizzo scorretto dei fondi, finalizzato all’accentramento dei poteri nella città Regione, c’è l’utilizzo scorretto delle Royalties del petrolio, come forma di accrescimento del potere politico nella città di Potenza. La corte dei Conti continua a rilevare l’uso improprio delle Royelties del petrolio a favore della Regione, pari a circa il 75% del totale, perché non sono utilizzati al fine dello sviluppo economico ed industriale del territorio estrattivo. Infatti contrariamente a quanto previsto da una legge nazionale, vengono utilizzati per finanziare l’UNIBAS con € 10 milioni l’anno, la facoltà di medicina con € 14 milioni all’anno e la restante parte per il mantenimento di beni immobili ed impianti a carico della Regione e per la spesa corrente, ovvero per il pagamento degli stipendi degli uffici regionali e degli uffici strumentali accentrati sempre di più nella città di Potenza.
Continuando su questa falsa riga, la Regione Basilicata è destinata a dissolversi per spopolamento delle aree interne, che porterà ad o un accorpamento dei territori a Regioni più grandi. Per salvare questa Regione, bisogna uscire dal concetto di Potenza città Regione ed investire su una distribuzione federale dei territorio per un’equa distribuzione dei fondi.
UNA GESTIONE FEDERALE DEI POTERI AMMINISTRATIVI. La diversità morfologica, storica e geografica delle varie anime di cui è costituita questa Regione, costituisce un grande ostacolo per l’unità Regionale che andrebbe rivista verso una distribuzione più federale delle amministrazioni per consentire ai territorio più forti di sviluppare il proprio potenziale, attraverso un federalismo sano e non conflittuale che favorirebbe la Regione nel suo complesso e consentirebbe alle aree interne di allacciarsi allo sviluppo dei territori più forti per risollevare la Regione dall’isolamento. Inoltre condizione sufficiente affinché si possa dare una svolta alla politica di questa Regione per evitare l’annientamento, lo suggerisce l’ultima variazione del titolo V della costituzione in riferimento al tanto proclamato DECENTRAMENTO dei poteri amministrativi verso gli Enti Locali (Città Metropolitane; Province; Comuni), supportato dal principio di SUSSIDIARIETA’ che prevede l’affidamento di mansioni amministrative agli Enti Locali che siano in grado di svolgerle le mansioni affidate nella forma più consona e vicina ai cittadini.
UNA EQUA DISTRIBUZIONE DEI FONDI. Le Province e le città Metropolitane svolgono un ruolo fondamentale nell’affidamento delle mansioni amministrative perché, rispetto all’ultima variazione del Titolo V della Costituzione, il compito delle Province era limitato alle mansioni assegnate dallo Stato, mentre adesso, solo le mansioni primarie sono ancora assegnante dallo Stato, le restanti possono essere trasferite dalla Regione agli Enti Locali. Pertanto condizione necessaria per un’equa distribuzione dei fondi, la Regione deve abbandonare l’idea di Potenza città Regione ed utilizzare i fondi pubblici Regionali ai fini dello sviluppo del territorio decentrando i suoi poteri alle Province, attraverso un cambiamento dello Statuto Regionale. Questo comporterebbe un’equa distribuzione dei poteri che condurrebbe ad una corretta distribuzione dei fondi Regionali sul territorio che salverebbe la Regione dall’estinzione.
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